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Latini

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Con  questo nome si indica l'antico popolo italico che in età storica abitava il LATIUM VETUS, regione delimitata a nord dal corso inferiore del Tevere, a est dai monti Prenestini, Cornicolani e Lepini, a sud dal promontorio del Circeo e dai monti di Terracina, a ovest dal mar Tirreno.


Discendeva da una tribù italica che penetrò in Italia in età preistorica, probabilmente all'inizio dell'età eneolitica, intorno al 2500 a. C.: apparteneva quindi alla prima ondata migratoria di popoli indoeuropei, quella degli italici di tipo latino-siculo ; la seconda, quella degli italici di tipo osco-umbro, avvenne verso il 1000 a. C. .
Il fatto che i latini non conservassero memoria di una loro provenienza da alcuna regione, ma si ritenessero autoctoni del Lazio, testimonia la remota antichità del loro stanziamento in quest'area. Il suolo fertile, anche se paludoso, della pianura laziale permise loro di coltivare farro, orzo, frumento, alberi di fico, olivi e vite; le foreste che ricoprivano i colli davano abbondante legna da esportare e sui pascoli si sviluppò l'allevamento di bovini, suini e ovini. Abitavano in caratteristiche capanne rotonde o ellittiche, riunite in villaggi sparsi in pianura (PAGI, VICI) e su alture (OPPIDA), che con il tempo assunsero l'aspetto di abitati estesi e complessi; questi non avevano cinte di mura vere e proprie ma erano difesi da argini di terra e pietre.


Tra le testimonianze linguistiche più antiche si ricordano le iscrizioni sulla fibula di Preneste e sul vaso di Dueno, che risalgono al VII-VI secolo a. C.; latine sono quasi certamente le tombe a inumazione dell'età del bronzo e sicuramente quelle a cremazione della prima età del ferro -tecnica appresa dagli italici di tipo osco-umbro, ritrovate nel foro romano e nelle necropoli albane. Secondo una tradizione molto antica, i latini si sarebbero chiamati aborigeni prima di prendere il nome da Latino, loro re e legislatore. Le loro vicende iniziali si riallacciano all'origine leggendaria di Roma: il figlio di Enea, Ascanio, avrebbe fondato Alba Longa, dando inizio alla successione di re albani, ai quali si collega la leggenda di Rea Silvia e di Romolo e Remo. I centri principali, che si dividevano il territorio dell'antico Lazio, furono, oltre ad Alba Longa e Roma, Tuscolo, Ariccia, Lanuvio, ma anche Tivoli, Preneste, Ardea e Laurento, mentre quella che poi fu chiamata Satrico dai Volsci era allora probabilmente la città di Pometia. I rapporti fra questi staterelli non furono né di guerriglia né di rivalità bensì di amicizia e solidarietà, garantite dall'elemento religioso che, tra l'VIII e VI secolo a. C., fu alla base della nascita di numerose leghe sacre, federazioni di villaggi con civiltà, lingua, usanze e pratiche religiose in comune; il loro centro era presso il tempio di una divinità intorno al quale si riunivano in occasione di feste religiose.
La più antica di queste federazioni fu la lega latina (FOEDUS LATINUM), che ebbe come centro religioso il santuario di IUPPITER LATIARIS (Giove Laziare) sul monte Cavo, nei Colli Albani, e finì per avere grande importanza anche dal punto di vista politico; includeva una quarantina di comunità, tra cui Roma, che facevano capo alla città di Alba Longa e partecipavano in primavera alla festa comune detta LATINAE FERIAE. Con l'accentuarsi di tendenze egemoniche nel suo interno, nacquero contrasti tra Roma e Alba Longa: quest'ultima fu distrutta al tempo del re romano Tullo Ostilio (VII secolo a. C.) e il suo territorio fu incorporato in quello di Roma, che si avviò verso il suo futuro glorioso.


Durante il dominio etrusco e, successivamente, dopo la cacciata dell'ultimo dei Tarquini da Roma e l'instaurazione della repubblica, i latini dovettero sostenere altre lotte contro i romani, latini anche loro ma con mire egemoniche sull'intero Lazio. Con la vittoria romana sul lago Regillo (496 a. C.) la lega latina stipulò con Roma un'alleanza difensiva, ratificata dal console Spurio Cassio e detta FOEDUS CASSIANUM (493 a. C.), per far fronte al pericolo rappresentato dai volsci e dagli equi; seguì un periodo di pace più o meno continua che durò circa un secolo. La supremazia romana nella lega diminuì in seguito all'invasione dei galli (390 e 387 a. C.) ma tornò ancora più forte trent'anni più tardi.
Dopo la prima guerra sannitica (343-341 a. C.) tra i due popoli scoppiò una crisi: i latini, coalizzatisi con i volsci, i campani e i sidicini, si ribellarono a Roma ma dovettero arrendersi; nel 338 a. C. la lega fu sciolta e sostituita da un insieme di trattati con le singole città latine rimaste indipendenti (Tivoli, Preneste e Cori) mentre la maggior parte delle città del LATIUM VETUS, come Tuscolo e Ariccia, ottennero la cittadinanza romana. Il Lazio fu così integrato nello stato romano e non fu più possibile distinguere la storia del popolo latino da quella di Roma.
La nazione latina (NOMEN LATINUM) continuò a sopravvivere e a diffondersi nelle colonie latine fondate da Roma nei territori che venivano a poco a poco conquistati. Ai coloni fu concesso il diritto di connubio e di commercio con i romani e la possibilità di acquisire con più facilità la cittadinanza romana, privilegio che li differenziava dagli altri federati italici.
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