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Satricum

storia
 Satricum è il sito archeologico della città di Latina e come tale testimonianza del fatto che la pianura Pontina non era esattamente una palude malarica disabitata, ma trovava spazio per una città fiorente ed era sede di una rete di strade che la collegava al Nord ed al Sud.

Fu fondata dai Latini con il probabile nome Pometia sulle sponde del fiume Astura, navigabile e unico grande corso d'acqua del tempo tra il fiume Tevere e il Monte Circeo, e proprio tale posizione, tra commerci, culto e influenze etrusche, greche e italiche, la fece diventare una delle città più importanti del Latium Vetus. Poi fu soggiogata dai Volsci, che le dettero il nome di Satricum, ed infine conquistata dai Romani.

Una città che ha vissuto il suo splendore in un periodo abbastanza turbolento, in bilico tra identità Italica e conquiste Romane ma che ha sempre avuto come punto fermo della sua identità il Tempio della Mater Matuta, centro nevralgico della religione della pianura intera. Tuttavia il sito non era solo il suo tempio, ma come detto, era una vera e propria città che gli scavi archeologici stanno portando alla luce.

La città fu scoperta nel 1896 da Hector Graillot che individuò il Tempio sulla collina delle Ferriere, Felice Barnabei, Adolfo Cozza e Raniero Mengarelli condussero poi le prime ricerche (1896-98). Già nella prima campagna di scavo, Conrad Stibbe, riuscì a portare alla luce forse il più importante reperto della città: il “Lapis Satricanus”, una iscrizione in latino arcaico dedicata a Publio Valerio.


Fu fondata dai Latini con il probabile nome Pometia sulle sponde del fiume Astura, navigabile e unico grande corso d'acqua del tempo tra il fiume Tevere e il Monte Circeo, e proprio tale posizione, tra commerci, culto e influenze etrusche, greche e italiche, la fece diventare una delle città più importanti del Latium Vetus. Poi fu soggiogata dai Volsci, che le dettero il nome di Satricum, ed infine conquistata dai Romani.

Una città che ha vissuto il suo splendore in un periodo abbastanza turbolento, in bilico tra identità Italica e conquiste Romane ma che ha sempre avuto come punto fermo della sua identità il Tempio della Mater Matuta, centro nevralgico della religione della pianura intera. Tuttavia il sito non era solo il suo tempio, ma come detto, era una vera e propria città che gli scavi archeologici stanno portando alla luce.
La città fu scoperta nel 1896 da Hector Graillot che individuò il Tempio sulla collina delle Ferriere, Felice Barnabei, Adolfo Cozza e Raniero Mengarelli condussero poi le prime ricerche (1896-98). Già nella prima campagna di scavo, Conrad Stibbe, riuscì a portare alla luce forse il più importante reperto della città: il “Lapis Satricanus”, una iscrizione in latino arcaico dedicata a Publio Valerio.
Il tempio era dedicato ad una divinità che aveva una importanza di tutto rispetto per i popoli italici e che era punto di riferimento abbastanza saldo nell’immaginario collettivo dell’epoca in quanto divinità essenziale: la Mater Matuta, madre del mattino, del sorgere del sole, della vita che comincia e come tale nume tutelare delle donne in gravidanza e della vita stessa.
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