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Satricum più Storia

Le fonti più antiche dai quali possiamo attingere notizie sulla storia di Satricum risalgono al I sec. a.C. .

Sappiamo da Dionisio di Alicarnasso, lo storico greco che scriveva una lunga storia di Roma al tempo di Augusto, che Satricum partecipò, nel 499 a.C., alla grande congiura delle trenta città latine vicine a Roma, congiura ordinata dallo scacciato re Tarquinio il Superbo al fine di riconquistare il suo trono. Non c'è dubbio sull'autenticità della vicenda come tale,  ma la lista delle città partecipanti fornitaci da Dionisio contiene tante incongruenze da mettere in dubbio il valore storico di questo documento specifico. Probabilmente si tratta di una ricostruzione, una compilazione erudita fatta in un momento assai remota dagli avvenimenti a cui la lista si rifersice, combinando vari nomi di città latine reputate molto antiche. Siamo invece su un terreno più solido quando incontriamo il nome di Satricum, insieme ad altre località vicine, in un elenco che si riferisce alla leggendaria avanzata, nel 488 a.C., dell'esule romano Gneo Marcio Coriolano dalla città di Anzio (Antium) contro Roma. Questo aristocratico risentito, le cui gesta ed il cui carattere inflessibile sono stati descritti da molto autori nell'antichità, avanzò alla testa di un esercito volsco fino alle porte delle sua città natale. Lasceremo qui in disparte i dettagli dell'azione drammatica di Coriolano e ci limiteremo a prendere in considerazione un episodio in cui compare Satricum. Il porto marino di Antium, che serviva da base per le operazioni di Coriolano, era in quel periodo nelle mani di un popolo contro il quale i Romani, per circa 200 anni, conducevano ua guerra quasi ininterrotta, i Volsci.
Soltanto 13 km. da Anzio, nell'entroterra, era situata Satricum, sul fiume Astura che sbocca nel mare proprio a sud di Anzio. Non ci meraviglia, dunque, di leggere in Livio ed in Dionigi di Alicarnasso che Coriolano, dopo aver preso la colonia romana di Circeii, situata sulla costa a sud di Antium, si sia in seguito diretto verso l'entroterra ed abbia conquistato come prima città Satricum. Ed è qui che incontriamo Satricum per la prima volta in un contesto storico accettabile, anche se viene nominata solo di sfuggita e se non si possono trarre ulteriori dettagli dal racconto storico. La menzione appare ancora più importante se consideriamo che Satricum non verrà più ricordata dalle nostre fonti per quasi un secolo. Questa strana circostanza si spiega con gli sviluppi delle guerre tra i Romani ed i Volsci nel V. sec.a. C. .

Le guerre volsche


In seguito alle conquiste di Coriolano, il fuoco della lotta si spostò dalla pianura pontina verso i Colli Albani. Qui esisteva un punto strategico, il Mons Algidus, brevemente Algidum, dominante una delle più importanti vie di comunicazione verso il Sud, la Via Latina, nonchè la via di comunicazione tra i Volsci ed i loro alleati, gli Ernici. L'Algidum fu il luogo in cui le sorti del conflitto si mantennero in equilibrio per decine di anni. Soltanto verso la fine del V sec. a.C. i Romani riuscirono a dividere i Volsci dagli Equi ed ad operare uno sfondamento verso Sud. Nel 406 a.C. conquistarono Terracina, Antium, Satricum ed altre città volsche in tal modo isolate, e nel 395 i Volsci si videro constretti a concludere un trattato di pace con i Romani che segnò la loro sorte.  La situazione sarebbe forse rimasta stabile se la storia non avesse fornito un nuovo, grave avvenimento. Nel 390 a.C. Roma fu conquistata da un nemico inaspettato: le tribù galliche, arrivate dal Nord come una irrefrenabile ondata, invasero la città. Benchè i Romani riuscissero, già dopo un anno, a scacciare i Galli, la loro situazione fu inevitabilmente indebolita.
Di ciò approfittarono tutti i popoli dei dintorni, tra cui anche i Volsci, che si ribellarono. Sembrò che tutta la lotta dovesse ricomincare ex novo, ma la storia non è poi così monotona come si potrebbe supporre. Dopo che i Galli si furono ritirati, il "salvatore di Roma", Caio Furio Camillo, riuscì in un solo anno a a riportare contro gli insorti tre vittorie, e la resistenza sembrò spezzata. Ma ciò indusse i Romani a compiere un passo falso. Essi decisero di annettere la pianura pontina (al cui margine era situata Satricum) come se i Volsci fossero stati definitivamente debellati, e di applicare la divisione agraria, assegnando la terra coltivabile solo ai propri contadini, così da sottrarre ai Volsci la loro fonte di sostentamento. Fu questa una decisione che spinse il fiero popolo ad un'ultima resistenza, tanto tenace quanto disperata. I Volsci poterono contare sull'aiuto di nuovi alleati: i Latini, gli Ernici e altri popoli ribellatisi a Roma.  Rievocando questi fatti, possiamo capire la storia di Satricum nel IV sec. a.C. Diversamente da quello che succedeva nel V secolo, la città adesso compare continuamente nelle cronache belliche di Livio e di altri autori classici. Il posto preminente che Satricum occupa ne IV secolo a.C. potrebbe indurre il lettore a ritenere che la città allora fosse grande ed importante. In realtà aveva già da molti anni perduto la sua gloria ed era ridotta ad un avamposto, un baluardo di protezione al fiorente porto di Anzio.  Questa importante funzione risulta dalla breve serie di date che facciamo eseguire qui sotto, date che si possono dedurre dagli scritti di Livio.
386 a.C.  M. Furio Camillo sconfigge Volsci, Latini e Ernici presso Satricum e conquista la città.
385 a.C. Il dittatore A. Cornelio Cosso sconfigge i Volsci ed i loro alleati presso Satricum. In seguito una colonia di 2000 cittadini romani, con le loro famiglie, viene stabilita a Satricum.
383 a.C. I Volsci riprendono Satricum.
381 a.C. M. Furio Camillo e L. Furio tentano di riconquistare Satricum.
377 a.C. I tribuni consolari P. Valerio e L. Emilo sconfiggono i Volsci ed i Latini  presso Satricum. La città viene distrutta ed incendiata, ma il tempio della Mater Matuta viene risparmiato.
349 a.C. I Volsci di Antium stabiliscono una colonia a Satricum e riscostruiscono la città.
346 a.C. Il console M. Valerio Corvo sconfigge i Volsci presso Satricum, conquista la citta e la incedia, questa volta definitivamente. Solo il tempio della Mater Matuta è ancora una volta risparmiato.
341 a.C. Presso Satricum si riuniscono per l'ultima volta i Volsci. Così, dall'anno 346 a.C. in poi, Satricum smette di esistere come città e diventa solo un luogo di pellegrinaggio.Il celebre tempio appare ancora una volta nella cronaca, durante la seconda guerra punica (218-201 a.C.), quando Annibale, minacciando Roma, attraversò l'Italia. E' ancora Livio che racconta che i Romani considerarono come cattivo presagio la caduta di un fulmine sul tempio della Mater Matuta, avvenuta nel 207 a.C. E quest' anno è anche l'ultima data storica che ci venga tramandata riguardo a Satricum.

L'eliminazione degli ultimi nidi di resistenza                             
Negli anni compresi tra la conquista di Terracina, nel 406, e la conquista di Roma ad opera di tribù galliche, nel 390, i Romani attuarono la pacificazione definitiva dell'agro pontino. Continue rivolte, tentate qua e là, testimoniano la disperata volontà di resistenza. Senza dubbio queste rivolte erano alimentate dal fatto che in qualche luogo esistevano ancora insediamenti volsci più o meno liberi e dalla consapevolezza che al di là dei monti Lepini i loro connazionali vivevano ancora in libertà. La conquista di Artena, secondo Livio, sarebbe avvenuta prima dell'anno 404, dopo un scontro tra Romani e Volsci in una zona tra "Ferentinum ed Ecetra". Questa indicazione del luogo ha dato lo spunto a moderne ipotesi di ogni genere, sia sulla posizione di Artena che di Ecetra. Punto di partenza di tali ipotesi è Ferentinum (la moderna Ferentino), nella valle del Trerus (Sacco). Prendendo come riferimento questa località nota, si è creduto di poter collocare Ecetra di fronte a Ferentinum, non considerando che la città, come abbiamo visto prima, non poteva essere situata troppo lontano da Pometia e inoltre che essa si presenta sempre in un contesto che indica la sua ubicazione dentro o in prossimità dell'agro pontino. L'inderteminatezza e l'incertezza di Livio riguardo alla topografia, ci inducono a non dare troppo peso alle sue informazioni. Preferiamo identificare Ecetra con una città le cui tracce sono state trovate vicino a Cisterna e cercare Artena nel luogo dell'odierna Artena (medioevale), che corrisponde bene alla distinzione tra città e cittadella che troviamo in Livio. Con l'occupazione di Artena i Romani eliminarono l'ultimo punto di appoggio dei Volsci che poteva minacciare le loro comunicazioni con gli Ernici e con la colonia di Signium (Segni). Negli anni 406-396, i Romani furono impegnati soprattutto  nell'assedio e nella conquista di Veio. Per questo, forse, Terracina fu persa di nuovo; anche se le fonti non ne parlano, dicono però di una riconquista della città nel 400. Infine viene menzionato un altro assedio, volsco, di Terracina, nel 397, che tuttavia sembra sia stato respinto dalla guarnigione romana (merita di essere rilevato che nello stesso periodo gli Equi assediarono, anche loro senza successo, la guarnigione romana a Labico, al di là dei monti).
Nell'anno della conquista di Veio, "la città più ricca del popolo degli Etruschi" secondo Livio, cioè nel 396, i Volsci (come gli Equi) dovettero concludere che la loro resistenza contro i Romani era insensata: dopo più di un secolo di incessanti battaglie erano ormai scoraggiati e mandarono ambasciatori a Roma per chiedere la pace. I Romani la concessero perché anche essi erano stanchi di quella lunga guerra. La pacificazione della pianura pontina si concluse con la deduzione, nel 393, di una colonia romana a Circeii, che fin dal 488 era stata nelle mani dei Volsci.

Satricum tra il 488 ed il 390 a.C.
Sulla base degli avvenimenti svoltisi nel V secolo a.C. e che portarono alla conquista, lenta ma strategicamente ben ponderata, dell'agro pontino ed alla sottomissione dei Volsci da parte dei Romani, ci si può a buon diritto domandare quale parte possa aver avuto Satricum in questa vicenda e perché le nostre fonti non menzionano quasi mai questa città che pure occupava una posizione così centrale nella grande strada verso il sud. Solo verso la fine di quel periodo, infatti, viene menzionata una volta da un solo scrittore: prima dell'anno 393, secondo Diodoro, Satricum e Velitrae si ribellarono ai Romani. Ambedue le città, dopo essere state conquistate dai Volsci, ai tempi di Coriolano e Attio Tullio (488), avevano presto perduto di importanza perché situate ai margini dei grandi teatri di battaglia e dei punti cruciali presso cui si svolgevano gli scontri decisivi tra Romani e Volsci: ad ovest Anzio, ad est l'altopiano dell'Algido e la città di Ecetra. Nel quadro del piano strategico dei Romani, il possesso di Satricum e Velitrae era, a quel che sembra, senza importanza. Soprattutto Satricum non ebbe più alcun importanza dopo il fallimento dell'offensiva dei Romani contro Anzio e dopo il loro tentativo di aprirsi un passaggio ad oriente per raggiungere Terracina attraverso l'altopiano dell'Algido. Fin dal 1981 siamo in grado di confrontare questa conclusione con un dato archeologico: a Satricum la necropoli del V sec. a.C. si trova all'interno delle mura relative all'ampliamento della città avvenuto nel VI sec. .
Poiché nell'antichità le necropoli erano all'esterno della cinta muraria della città, dobbiamo arguire che Satricum a quel tempo si fosse ridotta di nuovo alle dimensioni che aveva avuto all'origine, cioè a quelle dell'acropoli. D'altra parte però, anche nel V secolo, Satricum, come centro di culto, deve aver mantenuto la primitiva importanza. Il grande tempio della Mater Matuta sull'acropoli della città ed il culto di quella dea dell'aurora e della nascita devono aver avuto un'immutata considerazione anche ai tempi dell'occupazione volsca. Troviamo una chiara conferma a questa nostra supposizione proprio nell'anno 396 a.C. quando fu presa Veio ed i Volsci e gli Equi chiesero pace. Il comandante delle truppe romane che occuparono Veio, Marco Furio Camillo, "il maggiore di tutti i comandanti secondo Livio", consacrò in quell'anno a Roma un tempio dedicato a Mater Matuta. La posizione e la storia di questo tempio sono venute alla luce in seguito agli scavi archeologici. Ciò che soprattutto ci interessa è il fatto che la dedica da parte di Camillo avvenne nel 396 cioè nell'anno in cui, come abbiamo visto, fu firmata la pace tra i Volsci ed i Romani, dopo un intero secolo di guerre continue.
Emerge incontestabilmente in questo caso l'alta stima di cui godeva la dea di Satricum: potremmo dire che essa era lo stemma, l'insegna, il simbolo del Lazio meridionale tornato ora completamente sotto il controllo dei Romani. Tanto più strana è la notizia di Diodoro secondo cui proprio Satricum si ribellò nel 393, in un'azione concordata non con la vicina Anzio, ma sembra invece con la lontana Velitrae, come abbiamo visto sopra. Il motivo di ciò lo possiamo solo supporre, in quanto Diodoro non dà nessuna spiegazione di questa azione isolata e stranamente concordata. Era forse un tentativo disperato da parte dei Volsci di Satricum e di Velitrae di tagliare le vie di comunicazione ai Romani verso il sud? Probabilmente non lo sapremo mai. In ogni caso dobbiamo supporre che i Romani abbiano respinto prontamente questi tentativi di ribellione. Probabilmente non avremmo appreso più nulla circa questa città se una svolta inaspettata, cioè la presa nel 390 di Roma stessa da parte di tribù galliche, non avesse ridato a tutti gli insediamenti volsci, e anzitutto a Satricum, la speranza di poter riconquistare la libertà.

Il crollo e la restaurazione dell'autorità romana
Nei successivi 60 anni (390-330 a.C.) l'annosa contesa tra Romani e Volsci sembra riprendere dall'inizio e a noi non resta altro che la ripetizione monotona degli eventi del V secolo. La realtà è però diversa. Soprattutto due cose ci colpiscono: prima di tutto il recupero incredibilmente rapido dei Romani, dopo che la loro città fu devastata dalla "tempesta" gallica; in secondo luogo la nuova tattica che applicarono per sottomettere i Volsci dell'agro pontino. In questo periodo Satricum, diversamente dal V secolo, ebbe un ruolo importante. Già quest'ultimo notevole fatto è talmente interessante per lo storico da indurlo a seguirne dettagliamente gli eventi. La conquista di Roma attuata dalle tribù galliche che sembra si muovessero senza un obiettivo preciso per la penisola, è sufficientemente nota.
Per essere brevi rimandiamo al resoconto degli eventi drammatici scritti da Livio (libro V, 32, 6 e capitoli seguenti). Quando i Galli, nello stesso anno 390 in cui l'avevano invasa, se ne andarono da Roma, grazie all'azione di Marco Furio Camillo, condottiero che viveva in esilio ad Ardea e che era stato richiamato per la situazione estremamente difficile, lasciarono una città distrutta. Con serio impegno si intraprese il lavoro di ricostruzione. I Romani si accorsero però ben presto che non solo i loro vecchi nemici (Etruschi, Volsci ed Equi), ma persino coloro che da lungo tempo erano loro alleati, i Latini e gli Ernici, avevano approfittato dell'invasione gallica per sottrarsi all'egemonia romana. In tale stato di emergenza i Romani nominarono dittatore l'uomo nel cui talento di comandante avevano giustamente la maggior fiducia: Marco Furio Camillo. Egli riuscì a sconfiggere successivamente un esercito volsco nei pressi di Lanuvio, uno Equo vicino a Bolae ed un esercito etrusco in prossimità di Sutri. Nello stesso anno 389 Camillo tornò a Roma, tre volte trionfatore. Ben presto si capi però che queste vittorie non erano altro che l'inizio di una contesa che sarebbe durata ancora molti anni.
Satricum nel IV secolo a.C.
 L'invasione gallica fu per Roma solo un intervallo dopo cui si riprese naturalmente la vecchia politica di espansione nei riguardi dei Volsci. Nonostante il persistere delle reciproche scorrerie e dei saccheggi, la tattica romana divenne più radicale: non si trattava più soltanto di soggiogare, come nel V secolo, ma di una vera e propria annessione di territorio volsco. A questo nuovo  procedimento va anche ascritto il cambiamento della posizione di Satricum. Quando nel V secolo i Romani cercarono di accerchiare i Volsci e di raggiungere Terracina muovendosi prima lungo la costa e poi lungo le montagne, Satricum non è menzionata. Nel IV secolo però, allorché con le assegnazioni di terra i Romani tentarono di dividere i Volsci dell'est da quelli dell'ovest, Satricum fu il punto focale per cui si combatté: possedere il suo territorio infatti, significava controllare la zona centrale della pianura pontina, la più fertile, il granaio pontino. Colonizzando Satricum in un primo momento (385) e distruggendola più tardi (346) - la devastazione del 377 non fu opera loro - i Romani tolsero agli Anziati il bastione dei Volsci dell'ovest, la base da cui controllavano la parte centrale del territorio.
Completamente estraneo a questi contrastanti interessi è il vetusto e rispettato santuario di Satricum, il famoso tempio della Mater Matuta, che risale al periodo latino di Satricum e che fu sempre risparmiato. Ciò che accade dopo la distruzione del 346 a Satricum ed ai Volsci è, infatti, soltanto lo svolgimento di un racconto di cui già conosciamo la trama. All'orizzonte romano apparivano già in quegli anni i protagonisti del capitolo successivo nella storia della costituzione dell'impero, per il momento in forma pacifica: i Sanniti che, impressionati dai successi militari dei Romani, mandarono nel 353 inviati straordinari a Roma e chiesero un trattato di amicizia, cosa che fu loro benevolmente concessa.Lo stesso avvenne nel 347 con i Cartaginesi che mandarono anche loro inviati straordinari a Roma per concludere un trattato. Muovendosi verso sud, i Romani si lasciarono presto alle spalle, e di un bel tratto, il confine dell'agro pontino: nel 345/4 dettero battaglia agli Aurunci (dopo Terracina) e si spinsero oltre il retroterra volsco, prendendo Sora per sorpresa. Poi, durante la prima guerra sannitica (343-341), conclusasi con la vittoria romana, raggiunsero la lontana Campania.
In questo quadro, i movimenti ribelli dei Volsci dell'est e dell'ovest nell'agro pontino sembravano quasi cosa da nulla. Priverno, ultima città volsca libera, cercò di difendersi con un attacco che devastò le vicine colonie romane di Norba e Setia nel 342 a.C.. Un anno dopo fu richiamata all'ordine: un esercito guidato dal console Gaio Plauzio conquistò la città, vi stabilì una forte guarnigione e privò i Privernati dei due terzi della loro terra. In seguito marciò verso Satricum, nei cui pressi i Volsci dell'est avevano - per l'ultima volta - radunato un esercito guidato dagli Anziati. Gravi perdite si ebbero da entrambe le parti. Ma gli Anziati, scoraggiati per le perdite subite, si ritirarono la stessa notte nella loro città, lasciando indietro i feriti e parte delle salmerie. Il console li inseguì devastando il loro territorio fino alla costa, ma non attaccò Anzio. Sembrò che le parti si invertissero di nuovo, quando le città latine iniziarono una rivolta generale in cui coinvolsero i Volsci come alleati. Ma anche questa guerra latina, che vide lo scontro più importante ai piedi del Vesuvio, non portò al tanto desiderato cambiamento. Nel 339 a.C., gli indomabili Anziati invasero i paesi intorno a Ostia, Ardea e Solonium, parteciparono nello stesso anno alla difesa della latina Pedum contro i Romani, ma nel 338, alleati con i Latini di Ariccia, Lanuvio e Velitrae, persero la battaglia definitiva contro i Romani guidati dal console Gaio Maenio sul fiume Astura. Quest'ultima indicazione topografica non è priva di importanza: l'Astura è il fiume sulle cui sponde era situata Satricum. Possiamo supporre che questa battaglia abbia avuto luogo nei pressi di Satricum, ma che non si menzioni la città in quanto non esisteva più.
I due consoli  del 338, Lucio Furio Camillo e il già menzionato Gaio Maenio, seppero spegnere ogni focolaio di resistenza e porre così fine a quest'ultima pericolosa rivolta. Come altrove, anche nell'agro pontino si intervenne con decisione. Velitrae fu severamente punita, spopolata e colonizzata di nuovo:Anzio fu fatta colonia e agli Anziati fu vietato di navigare, furono privati delle loro navi che vennero parzialmente bruciate per usare i rostri di metallo come ornamento del Comizio nel Foro Romano. Quando nel 329 a.C. l'ultima città libera, Priverno, capitolò davanti ai Romani, l'indipendenza dei Volsci nell'agro Pontino si spense definitivamente. In quello stesso anno Terracina ebbe una colonia romana. Quando nel 320 a.C., durante la seconda guerra sannitica (326-304), riapparvero i nomi di Satricum e dei Satricani, non si trattava più della città nell'agro pontina, ma dell'altra Satricum situata presso Fregellae, nel paese d'origine dei Volsci. Ed è questa la Satricum che i Romani tolsero ai Sanniti nel 319 a.C. e che figura come esempio intimidatorio nella seconda guerra punica. La Satricum pontina, invece, appare per l'ultima volta nelle nostre fonti nel 207 a.C., e non come città, ma come indicazione topografia per il santuario della Mater Matuta, ancora famoso: siccome allora un fulmine cadde sul tempio, i Romani considerarono ciò di cattivo auspicio. Da quanto detto si deduce che Satricum, dopo la sua distruzione avvenuta nel 346, non fu mai più ricostruita. Rimase, sicuramente fino al 207 a.C. e vista l'iscrizione scoperta nel 1896 davanti ai ruderi del tempio, probabilmente per un altro secolo, soltanto il santuario sull'acropoli, con qualche annesso per sacerdoti e pellegrini. Per l'archeologia è un caso fortunato che anche nel medioevo l'acropoli non sia mia stata scelta come sede di un borgo e che il terreno circostante sia rimasto incolto fino ad oggi.

Altri dati sul carattere e sulla cultura volsca
Come abbiamo visto dal panorama storico, i Volsci che abitavano l'agro pontino erano sì nemici abituali dei Romani, ma più impulsivi che costanti. I loro successi si spiegano piuttosto con le difficoltà interne ed esterne dei Romani, di cui i Volsci approfittavano, che non per la loro abilità militare. Per questi aspetti si accordavano con i loro alleati, gli Equi. Si potrebbe però affermare: "Roma cominciò la conquista del mondo dalla regione pontina", perché i Volsci, più forti e tenaci degli altri popoli circostanti, costrinsero i Romani a perfezionare la loro disciplina militare ed a darsi quella organizzazione che permise loro di sottomettere in seguito tutti i popoli del mediterraneo e perfino quelli al di là del mare. Livio stesso, la cui storia è la fonte più completa per la lunga lotta tra i Romani ed i Volsci, si è chiesto come mai questi Volsci, dopo tutte le sconfitte subite, fossero sempre stati in grado di formare nuovi eserciti.
Delle diverse risposte che prende in esame, l'ultima è la più interessante perché fa un paragone con il proprio tempo (visse dal 59 a.C. al 17 d.C.): egli pensa che l'agro pontino a quei tempi fosse abitato da molti uomini liberi, mentre la stessa regione ai suoi tempi si era trasformata in un misero covo per soldati, salvato dal diventare un deserto solo grazie alla presenza di masse di schiavi dei romani. In questo paragone, che sicuramente mette nella giusta luce lo sviluppo della regione pontina nell'arco dei secoli prima dell'inizio della nostra era, si trova anche la risposta alla domanda sul perché non si ricostruivano città come Satricum: nel primo secolo a.C. i latifondisti romani con le loro proprietà lavorate da schiavi avevano preso il posto dei cittadini liberi che coltivavano ciascuno la propria terra. Troviamo infatti anche dentro i confini della antica città di Satricum i resti di un podere romano che indubbiamente dominava l'antica zona agricola della città. In un  altro passo, Livio caratterizza i Volsci come nemici destinati, per così dire, da una specie di fatalità a tenere sempre in esercizio i soldati romani. Alla fine conclude che i Volsci erano una razza più impetuosa nello scatenare guerre che nel farle con successo.

Conclusioni
Per quanto dipende dalla storiografia antica, la nostra conoscenza della storia di Satricum, città in origine latina, mostra parecchie lacune. Soltanto nel IV sec. a.C. si definiscono i contorni di Satricum come difesa avanzata di Anzio, cioè della più potente città volsca nella zona occidentale dell'agro pontino. Solo allora viene nominato il suo famoso tempio di Mater Matuta. Nel V secolo infatti Satricum è menzionata una sola volta in un contesto storico e attendibile: nel 488 Coriolano avanza con i Volsci di Anzio (ancora una volta Anzio!) contro Roma e conquista di passaggio Satricum. Questa scarsa notizia storica è in netto contrasto con ciò che ci mostra l'archeologia: il momento di maggior fioritura della città si ebbe nel VII e nel VI sec. a.C..


La soluzione più ovvia del problema è la  seguente: in quel periodo la città aveva un nome diverso. Tra i nomi di città la cui posizione non si è ancora potuta stabilire con sicurezza, figura in primo luogo quello di Pometia o Suessa Pometia. Se quest'identificazione è giusta sappiamo ora come si chiamava la città prima della definitiva conquista da parte dei Volsci, che le diedero poi il nome di Satricum, e quale sia stato il suo destino prima del 488 a.C.. Per quanto riguarda Pometia, le fonti antiche sono ricche e dettagliate e non contrastano con i dati archeologici riguardanti Satricum. Si risolvono così alcuni problemi, come il motivo della distruzione del primo grande tempio della Mater Matuta avvenuta intorno al 500 a.C.. Il periodo volsco di Satricum, che cade per la maggior parte tra il VI ed il IV secolo a.C., può essere diviso in due periodi: il primo, dal 488 al 390 a.C., in cui Satricum figura poco perché i Romani cercarono di avanzare lungo la costa e ai piedi dei monti; il secondo, dal 390 al 346, in cui ebbe un ruolo importante grazie alla sua posizione centrale e alla nuova tattica adottata dai Romani, che volevano dividere i Volsci ed espropriare la loro terra, partendo dal centro. Alla domanda chi fossero stati questi Volsci, che per 200 anni furono fra gli oppositori più accaniti dei Romani, la storiografia antica (romana) non dà poi molte risposte.

.. estratti da "Satricum. Una città del Lazio" di Barbara Heldring e da "Satricum e i Volsci" di C.M. Stibbe

ricostruzione 3D video
nascita e sviluppo della città

Nota al video
La città fu fondata dai Latini nel nono secolo a.c. con il probabile nome di Pometia. Dopo un periodo di integrazione i Volsci la conquistarono dandole il nome Satricum e la città entrò a far parte del sistema difensivo delle città volsche anche e soprattutto durante le guerre contro i romani. Detto ciò la ricostruzione si presenta assai interessante soprattutto in merito al modo di svilupparsi della città e al susseguirsi degli eventi che l'hanno interessata.
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