bullismo e scuola - Bullizzati

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bullismo e scuola


Intervenire a scuola

Attuare interventi contro il bullismo risulta più facile nella scuola dell’infanzia e nei primi anni della scuola primaria che nelle scuole di grado superiore. Di contro, però, nella scuola dell’infanzia e nei primi anni della primaria è più difficile individuare le situazioni a rischio e i possibili bulli. Le vicende, infatti, non sono sempre chiare, bisogna avere un occhio esperto ed attento, poichè a questa età i bambini sono piuttosto scatenati ed è facile confondere comportamenti vivaci con comportamenti bullistici.
Molti bambini, inoltre, anche quelli definiti "più tranquilli e ben educati", cominciano a scoprire nuovi modi per affermare la propria autonomia, la violenza rientra a pieno titolo in queste dinamiche, diventa, così, difficile distinguere un bullo da un bambino difficile, disagiato o piuttosto turbolento. Di solito siamo portati ad individuare come bulli i bambini più aggressivi o meno rispettosi delle regole. Molto spesso, però,  quei bambini non sono veri e propri bulli; dovremmo, prima di tutto, considerare se sono tendenzialmente dei leader, se hanno un branco che li sostiene, se tendono a prevaricare sempre gli stessi soggetti.



I futuri bulli non mostrano ancora atteggiamenti bullistici in modo evidente nei primi anni scolastici, conservano ancora una sorta di innocenza infantile.

Una volta individuati, però, il lavoro dovrebbe essere piuttosto facile e gli interventi sono soprattutto di tipo tecnico-comportamentale e relazionale. Dalla III elementare in poi, invece, i comportamenti bullistici iniziano a delinearsi; i bulli cominciano ad attuare condotte prevaricatrici con una certa costanza, ma il lavoro diventa più difficile poiché non bastano più i soli interventi tecnico-comportali e relazionali. È necessario attuare un lavoro globale, che duri nel tempo. I bambini in questa fase capiscono molto più di quanto possiamo pensare e sono capaci di ragionare e razionalizzare su molte questioni, è per questo che bisogna far capire loro a fondo che cosa è il bullismo, i danni che provoca e tutto ciò che ne consegue. Un lavoro che non agisca solo sul bullo e sul branco, ma su tutta la classe e sulla vittima.
Un lavoro che non parli solo di bullismo, ma di rispetto, di emozioni, di sentimenti, di relazioni etc.! Questo comporta uno sforzo immane che non dovrebbe ricadere solo sugli insegnanti della classe, ma sarebbe necessario la formazione di un’equipe composta da docenti, da esperti, e dalla scuola tutta. Salendo di grado, invece, nella scuola secondaria di primo e secondo grado, le situazioni di bullismo diventano sempre più nitide ed evidenti e diventa sempre più difficile arginare il fenomeno, estremamente difficile eliminarlo.
Nella scuola media i ragazzi sentono il bisogno di opporsi agli adulti e lo fanno soprattutto infrangendo le regole, anche con la consapevolezza di sbagliare; conservano però ancora un certo impaccio e timore nei confronti dell’adulto.

Nelle scuole superiori il timore cede il passo alla sfrontatezza.

A questa età i ragazzi sono la proiezione di quello che saranno da adulti, il carattere è formato e risulta difficile correggere condotte negative poiché sono ormai radicate. I ragazzi pretendono di essere considerati adulti e cercano di imporsi attraverso la trasgressività. Per alcuni di loro infrangere le regole è uno status, una forma di prestigio sociale; l’arroganza, il disprezzo delle regole e della morale sono dei modi per imporre la propria persona, per non cadere nell’oblio, ma soprattutto, per sentirsi parte di un gruppo, non importa se si tratta di un gruppo che agisce in maniera scorretta.
Le speranze di far capire loro che sbagliano è un lavoro che rasenta l’utopia, i margini di successo sono bassisimi. Inoltre, anche laddove ci fosse la possibilità di correggere i comportamenti negativi, i tempi sono lunghi, troppo lunghi per le vittime che nel frattempo subiscono passivamente. Gli insegnanti hanno pochi strumenti a disposizione e l'insufficiente interesse da parte delle istituzioni e così il compito diventa assai difficile da assolvere.
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